Ciclicamente Moratti torna Moratti. Passata l’ubriacatura Mourinho, messo lì cicciobello-Benitez, il Presidente torna a farsi dettare dichiarazioni, agenda e umori da giornali e tv.
Adesso resta solo da vedere quali saranno i vincitori eletti dalla giuria di qualità e per questo sto invitando i siti che sono in valutazione ad autopromuoversi ancora una volta.
Ti propongo questa brevissima intervista che dovrai pubblicare sul tuo sito, per farci sapere le tue considerazioni sul progetto.
Capita spesso che accusino Nichi Vendola di ragionare solo in teoria e ancora più spesso, Silvio Berlusconi di mentire. Capita anche che nonostante tutto, queste accuse non impediscano la nascita di un rapporto “privilegiato” tra i due.
Avvertenza: il post che stai per leggere è frutto di una mia opinione.
La quale è opinabile da te e da altri (magari la maggioranza), poiché del tutto personale.
Allora, sulla validità degli scritti di Marco Travaglio non credo qualcuno senta la necessità di un mio parere, che potrebbe apparire anche scontato ai più.
Tuttavia, ultimamente Travaglio e altri sembrano vittima della sindrome di Stoccolma. Cioè, della sindrome della vittima che comincia a giustificare qualcuna delle attenzioni che gli riserva il suo aguzzino.
Luigi De Magistris, eurodeputato dell’Italia dei Valori, ha chiesto di avvalersi dello scudo previsto dalla Costituzione per evitare di presentarsi davanti al suo giudice. E’ imputato di diffamazione, dopo una querela di Clemente Mastella, in seguito a dichiarazioni “infamanti” rese nei confronti dell’ eurodeputato di Ceppaloni, quando già era stato eletto al Parlamento Europeo.
Perciò si appella all’articolo 68 della Costituzione che prevede una tutela per i parlamentari che si macchiano di reati di diffamazione, nell’esercizio delle loro funzioni di deputati.
E si giustifica credendo di aver compiuto un reato da parlamentare, in aula e quindi di non dover essere processato come un qualsiasi cittadino che ne offende un altro e viene denunciato.
Come se fosse un parlamentare (o un singolo cittadino, perché di questo si tratta guardando in faccia la realtà e mettendo da parte le “verità” di De Magistris) a poter decidere se e quando doversi presentare dal giudice, per rispondere di un suo comportamento.
Poche righe per dire che si, è vero, sono d'accordo con Vittorio Feltri.
I giornalisti che non lavorano per protestare contro una legge che non vuole farli lavorare, accelerano solo i tempi.
O fanno le prove generali, in vista del bavaglio per legge.
La legge-bavaglio è fatta apposta per evitare che la gente sappia quanto è sporco il potere.
Anzichè reagire con veemenza, sfidando il potere stesso a specchiarsi nelle intercettazioni che lo fotografano fedelmente nel suo stato di putrefazione, i giornalisti non scrivono nulla, non lavorano, finiscono per fare ciò che il potere vuole.
Che poi Feltri non scioperi per sfruttare a pieno il vuoto in edicola degli altri giornali, oppure per ordini di scuderia, questo può anche essere possibile.
Può darsi anche che l'unica vera forma di protesta, per fare comprendere alla gente cosa potrebbe mancarle dal giorno successivo alla promulgazione di questa legge criminale, sia lo sciopero, l'astensione dalla normalità del lavoro quotidiano.
Tutto questo sarà anche vero. Ma dopo oggi, la gente potrebbe anche cominciare ad abituarsi a questa assenza. E a convincersi, in fondo, che se ne può fare a meno delle notizie. E perchè no, delle intercettazioni.
Francesca Cipriani, vincitrice della Pupa e il Secchione
Il potere della televisione in fondo, è proprio quello di sovvertire la realtà.
L’abbraccio della mamma alla figlia che ha appena raggiunto lo scopo della sua vita, la finale della “Pupa e il Secchione”, è rivelatore.
Mostra sicuramente l’intimo abbraccio della mamma verso la figlia Francesca Cipriani, con la cornice del pubblico che applaude (non chiediamoci quanto spontaneamente). E fin qui direte, che c’è di male?
Beh, c’è una ragazza che ha appena finito di rivendicare orgogliosamente la sua totale ignoranza, vincendo tutte le altre concorrenti per distacco e guadagnando per questo i galloni della finalista.
La realtà è ormai capovolta, ma chi se ne frega.
Oggi al Festival,tra gli altri, ho ascoltato Gianni Mura. Considerato un mito, una leggenda del giornalismo sportivo, ma soprattutto l’erede designato di Brera. Lui, come tutti gli appartenenti alla categoria degli “eredi di..” dice di non sentirsi tale. Assieme a ciò parla di tante altre cose. Non penso ci sia bisogno di ricamarci su, perciò eccole.
“Biscardi, per fortuna del ciclismo, almeno questa se l’è risparmiata”.
Interruzione di pubblico servizio. Questa è la sigletta che si usa per censurare le intromissioni di Gabriele Paolini nei tg. Questa è anche la sigla che però dovrebbe essere apposta in sostituzione delle trasmissioni censurate proprio in vista delle elezioni regionali.
Ma la risposta c’è stata, i telespettatori privati del servizio che pagano annualmente e obbligatoriamente, si sono riversati nelle piazze, si sono sintonizzati sulle tv locali, sui siti internet a centinaia di migliaia.
Per lanciare in massa un messaggio unico: voi ci chiudete le trasmissioni in Rai?
Bene noi le riapriamo, le autofinanziamo e ce le gustiamo ancora più liberi di prima.
Dice Mourinho, che quando nel 2006 era all’estero ad allenare si vergognava di dare da mangiare ai suoi figli con i soldi che guadagnava dal calcio (tanti, sicuramente troppi, allora come oggi). Perché? A causa di Calciopoli, scandalo molto italiano ma non solo visto il ripetersi di faccende simili ad ogni latitudine, o quasi.
In ogni caso ciò non basta a far calare l’interesse verso il pallone che rotola in rete. E meno male.
Certo la metafora del Mou sembra un po’ forzata, forse a causa della poca dimestichezza con la lingua italiana che sembra costringerlo spesso ad andare oltre ciò che vorrebbe realmente dire.
Ma ciò che dice in riferimento all’invito-obbligo (dietro ammende e squalifiche) ad “abbassare i toni” impostogli dalla comunità calcistica tutta, deve far riflettere se si vuole realmente venire fuori dal pantano di soli 4 anni fa.
Dopo un attento tentativo di confronto tra le due commedie del “poeta latrante” Plauto, la “Casina” e l’ “Anfitrione”, proviamo qui a cercare gli elementi che legano le due messinscene latine.
Anticipiamo subito che le differenze emerse dal raffronto sono in maggioranza rispetto al numero delle analogie, ciò dovuto alla probabile distanza temporale delle rappresentazioni in scena delle due commedie (la datazione della “prima” di Anfitrione è il 206 a.C., mentre Casina risale al 186 a.C.).