venerdì 30 maggio 2008

Mancini e Moratti


Solo ieri, a distanza di due giorni dall'incontro tra il presidente e l'allenatore l'Inter ha ufficializzato l'esonero di Roberto Mancini. Si attende ora soltanto l'ufficialità dell'accordo con Josè Mourinho, nuovo tecnico nerazzurro.
Sullo sfondo una vicenda paradossale con un allenatore, Mancini, che arriva con i crismi del predestinato, voluto fortemente dal presidente e che dopo un digiuno quasi ventennale fa rivivere l'ebbrezza del successo ai tifosi nerazzurri.
In soli 4 anni l'Inter vince 3 SCUDETTI, 2 COPPE ITALIA e 2 SUPERCOPPE ITALIANE. Non male direi.
Ma tutto ciò non è bastato. A Mancini costa caro, almeno ufficialmente, lo sfogo post-Liverpool con la sparata di voler abbandonare la panchina nerazzurra a fine stagione, a prescindere dalla vittoria dall'ennesimo scudetto.
Dico "ufficialmente" perchè credo che questa sia stata solo una scusa per un presidente che dimostra ancora una volta di non saper costruire un progetto vincente e duraturo.
Un presidente che ha la possibilità economica di sovvenzionare i suoi sogni calcistici e lo fa puntualmente senza pensare minimamente alle possibili conseguenze.
Questo esonero rappresenta ormai definitivamente la fine delle speranze di veder cambiare la mentalità di Moratti assieme a quella della società: che si vinca o si perda all'Inter contano i capricci del presidente, i suoi desideri sempre e comunque in barba a qualsiasi logica di spogliatoio, di economia ecc.
E' sorprendente come la storia nerazzurra si ripeta: a parte i vari esoneri dovuti al circolo vizioso - non si vince, allora cambiamo allenatore- è già successo con Simoni che un tecnico vincente che poteva aprire un ciclo venisse mandato via per vezzo peronale.
La domanda è: si può esonerare un allenatore soltanto per uno sfogo (seppur grave, intendiamoci) in un momento comunque difficile per l'eliminazione dalla Champions?Contano più i successi o le parole anche se inopportune?
La logica non c'è quindi...