venerdì 9 luglio 2010

Ha ragione Feltri



Poche righe per dire che si, è vero, sono d'accordo con Vittorio Feltri.
I giornalisti che non lavorano per protestare contro una legge che non vuole farli lavorare, accelerano solo i tempi.
O fanno le prove generali, in vista del bavaglio per legge.
La legge-bavaglio è fatta apposta per evitare che la gente sappia quanto è sporco il potere.
Anzichè reagire con veemenza, sfidando il potere stesso a specchiarsi nelle intercettazioni che lo fotografano fedelmente nel suo stato di putrefazione, i giornalisti non scrivono nulla, non lavorano, finiscono per fare ciò che il potere vuole.
Che poi Feltri non scioperi per sfruttare a pieno il vuoto in edicola degli altri giornali, oppure per ordini di scuderia, questo può anche essere possibile.
Può darsi anche che l'unica vera forma di protesta, per fare comprendere alla gente cosa potrebbe mancarle dal giorno successivo alla promulgazione di questa legge criminale, sia lo sciopero, l'astensione dalla normalità del lavoro quotidiano.
Tutto questo sarà anche vero. Ma dopo oggi, la gente potrebbe anche cominciare ad abituarsi a questa assenza. E a convincersi, in fondo, che se ne può fare a meno delle notizie. E perchè no, delle intercettazioni.