domenica 28 dicembre 2008

Garantismi

Giudicare per credere. Dopo le inchieste di Firenze e Napoli che hanno coinvolto le giunte amministrative del PD a vari livelli, si sono susseguite le dichiarazioni dei politici di varia estrazione.
Al solito Berlusconi prontamente sostenuto dai cortigiani di turno, si è unito un coro di no contro lo straripante potere (a loro dire) della magistratura sulla politica, troppo pulita ed impegnata a dare ottimi esempi di (s)perequazione del denaro pubblico per essere anche lei sotto giurisdizione come i comuni cittadini.
Se da un pluri-inquisito e pluri-imputato (a volte assolto, a volte prescritto, a volte condannato) Berlusconi ci si potesse aspettare un (a dir poco) interessato appello al “garantismo” per le vicende giudiziarie del PD, la sorpresa poteva venire dall’unione al coro contro la magistratura da parte del partito di Veltroni.
Attesa prontamente smentita dalle dichiarazioni del segretario del PD, il quale ha gridato allo scandalo dopo la scarcerazione dell’ex-sindaco di Pescara D’Alfonso.
Unica voce fuori dal coro l’Italia dei Valori con Di Pietro che, coinvolto in famiglia (vedi figlio) nell’inchiesta di Napoli, ha subito chiesto alla magistratura di fare il suo corso e a suo figlio di scusarsi (oltre che naturalmente di render conto di fronte alla legge) per un comportamento peraltro probabilmente irrilevante in termini di reato.
Naturalmente ci troviamo di fronte a situazioni giudiziarie diverse tra loro (atavico rapporto Berlusconi-giustizia e poi i casi Pescara,Firenze,Napoli e Basilicata interni al PD), passate in giudicato e non, spesso ancora a livello d’inchiesta e quindi men che meno passibili di giudizio preventivo.
La vicenda di Pescara infatti, mette in luce come i capi di imputazione al sindaco permangano e si aggravino in taluni casi tanto da giustificare il provvedimento detentivo nei confronti di D’Alfonso.
La scarcerazione dopo nove giorni arriva solo dopo le dimissioni del sindaco e quindi, dopo l’accertata impossibilità dello stesso di occultare le prove a suo carico (vedi ordinanza).
Non c’è nessuno scandalo, è il corso normale della giustizia.
Pescara rappresenta l’ennesima occasione persa dal PD per prendere in modo netto le distanze dalle posizioni di Berlusconi sulla giustizia rimaste immutate negli anni.
Veltroni avrebbe potuto benissimo chiedere alla magistratura di fare il suo corso guadagnando certamente punti in credibilità, senza peraltro fare qualcosa di fantascientifico dato che la magistratura farà quel che deve a prescindere dalle dichiarazioni di questo o quel politico.
Sarebbe bastato prendere spunto dal vituperato Prodi, che colpito da un inconsistente caso-intercettazioni estratto dal cilindro degli house-organ del Presidente del Consiglio (Panorama, Il Giornale), chiese immediatamente di pubblicare tutto e di far luce sulla vicenda senza chiudersi a riccio, peraltro inutilmente.
Invece, come in occasione della revoca dell’ autorizzazione a procedere all’uso delle intercettazioni che riguardavano Massimo D’Alema nell’ inchiesta dei cosiddetti “furbetti del quartierino”, anche oggi il PD rinuncia a fare luce sulle inchieste che lo riguardano trincerandosi dietro scudi immunitari.
Come si dice, tutti per uno, uno per tutti!

lunedì 1 dicembre 2008

Quell’illustre sconosciuto


All’interno del decreto (l’ennesimo) anti-crisi, è emersa una norma già ribattezzata anti-pay tv, cioè contro le tv a pagamento, cioè contro l’unica tv a pagamento satellitare che esiste in Italia, cioè contro Sky.
La norma prevede il ripristino dell’ IVA sugli abbonamenti alle tv satellitari sul valore del 20 %, mentre fino ad oggi e dal 1995 era stata fissata sul 10 % per agevolare il mercato delle pay-tv allora sottosviluppato.
Al contrario oggi Sky conta su 4,6 milioni di abbonati (quindi su almeno 10 milioni di telespettatori reali) e si potrebbe sostenere che a obiettivo raggiunto (estensione del mercato), sarebbe opportuno equiparare l’IVA sugli abbonamenti di nuovo sul 20% come avviene sulla maggioranza dei prodotti italiani da vendita.
Si potrebbe dicevo, ma se ne può fare anche a meno visto l’argomento tanto ozioso quanto vicino (e non lontano) dagli interessi degli italiani.
L’aumento dell’IVA infatti, toccherebbe direttamente il portafogli degli abbonati per circa 50 euro annuali in più di abbonamento pari a 4 euro mensili di sovraccarico.
Si dirà, pochi, quasi nulla. E invece no.
In tempi di crisi conta tutto e invece di aumentare il carico fiscale, sarebbe opportuno che il governo desse più soldi alle famiglie (come peraltro sta facendo, in parte).
Ricordo che questo era il governo del “meno tasse sugli italiani”.
Era il governo che rompeva la politica economica “lacrime e sangue” dei ben noti vampiri Prodi e Visco.
Ora ricordiamocelo, questo è lo stesso governo che aumenta le tasse a circa 5 milioni di persone.
Tra questi 5 milioni ci saranno anche gli esponenti del PD. E’ l’unica spiegazione plausibile per giustificare la levata di scudi successiva all’approvazione della norma anti-Sky. Norma che è riuscita a far resuscitare un anacronistico quanto attuale residuo precedente alla "stagione del dialogo”: il conflitto d’interessi.
I maligni hanno subito pensato al solito Berlusconi che vuole danneggiare la concorrenza di Mediaset per favorire il suo tornaconto personale.
Ai maligni il Presidente del Consiglio ha subito risposto che la norma danneggia anche Mediaset, che ha una sua quota nel mercato televisivo satellitare. Peccato che il 92 % di questo mercato appartenga a Sky e solo il 5 % a R.T.I. (società che controlla Mediaset). Peccato, che per ogni abbonato Mediaset che viene sovratassato, subiscano lo stesso trattamento 20 abbonati Sky. Diciamo pure che il danno non è uguale.
Inoltre, tornando al compianto conflitto d’interessi, si potrebbe anche pensare ad un provvedimento sensato del Governo che in tempi di crisi elimina un privilegio quando non ne sussiste più la necessità.
Ma se il provvedimento viene emanato da un signore che oltre ad essere Presidente del Consiglio possiede anche 3 TV, e queste sono le dirette concorrenti in campo commerciale del danneggiato (Sky), è lecito pensare che non siamo di fronte all’abbattimento di un privilegio, bensì ad un favore reso sottobanco ad un’azienda di famiglia.
Tutto questo dopo che sotto il precedente governo Berlusconi , si era avviato il progetto del Digitale Terrestre con lo Stato che invogliava i cittadini a comprare i decoder auto-prodotti nel garage di famiglia dal fratello del Presidente.
Concludendo, se non fosse per l’evidente conflitto d’interessi, la vicenda si sarebbe risolta senza polemiche inutili perché in linea teorica sarebbe stato giusto eliminare un privilegio istituito 13 anni fa in nome di un mercato sottosviluppato allora, e molto florido oggi.
Tuttavia l’anomalia tutta italiana di un Presidente del Consiglio proprietario di televisioni, banche, assicurazioni, società di calcio, società cinematografiche, case editrici, giornali, società per l’edilizia e chi più ne ha più ne metta, viene tirata in ballo un giorno si e l’altro pure non per l’antiberlusconismo dei comunisti cattivi-mangiabambini, ma perché il signore in questione sta dappertutto e giocoforza ogni tanto si trova ad essere coinvolto contemporaneamente in due settori diversi (Politica-Televisioni).
Quest’anomalia tutta italiana si chiama conflitto d’interessi e chiudendo gli do in benvenuto per essere tornato tra noi.