domenica 6 luglio 2008

" Sa, io ho paura che lei confonda politica e giustizia.. "


Mi ero ripromesso di non parlare più delle quotidiane gesta del nostro Presidente del Consiglio per non sembrare ripetitivo. Ci ho ripensato e ho deciso di affrontare nuovamente argomento e personaggio in questione, seppur indirettamente.
Oggi ho letto l'editoriale domenicale di Repubblica firmato da Scalfari, dove oltre alle consuete analisi economiche e politiche dello scenario italiano, ho trovato un accenno ad una polemica innescata la settimana scorsa dallo stesso Scalfari contro il suo collega ed ex-dipendente Antonio Polito, attualmente direttore del Riformista.
Quest'ultimo dalle colonne del suo giornale, aveva proposto una sorta di armistizio giudiziario sul caso Berlusconi-magistratura, sostenendo la superiore necessità di salvaguardare la continuità di un governo appena nato, rispetto alla richiesta di giustizia che l'opposizione avanza riguardo il normale decorso dei processi in atto contro il Premier.
Secondo Polito al momento è più importante che il governo resti in carica e svolga il suo compito, piuttosto che ogni cittadino (compreso il Premier) risponda del suo operato di fronte alla legge.
Sappiamo infatti, quanto siano imminenti le sentenze per i due processi in atto contro il Premier a Milano (caso-Mills) e a Napoli (caso Saccà-Rai-vallette).
Sappiamo anche quanto siano imminenti le misure prese dal Governo per salvare Berlusconi da queste sentenze (emendamento blocca-processi e lodo Schifani Bis).
Di parere opposto è Scalfari, che oggi ha ribadito la necessità che il Premier venga processato e risponda del suo operato di fronte alla magistratura.
Nel suo editoriale viene citato anche il sette volte capo del governo Andreotti il quale, accusato di ogni nefandezza, più volte condannato e assolto, ebbe la correttezza e il rigore morale di sottoporsi a tutti i processi che lo riguardarono senza cercare scappatoie o vie d'uscita più o meno incostituzionali per salvare se stesso in nome della presunta urgenza di governare.
Questo è il problema: se Berlusconi avesse davvero a cuore l'incombenza di salvare l'Italia dalla crisi che sta vivendo e se fosse davvero preoccupato dall'urgenza di dare delle risposte al Paese, perchè non ha parlato chiaramente in campagna elettorale delle sue beghe giudiziarie?
Sarebbe bastato dire che vista la necessità di avere un governo stabile, qualora fosse stato rieletto Presidente del Consiglio, avrebbe sospeso i suoi processi per tutta la durata del mandato.
Invece questo non l' ha fatto. Berlusconi ha nascosto a tutti i suoi processi riempiendo la campagna elettorale di emergenze ed urgenze varie in modo tale da essere rieletto e risolvere i suoi personalissimi problemi. Il fair-play di Veltroni ha fatto il resto.
Ed ora ci troviamo di fronte ad un vero e proprio inganno teso agli italiani in nome della necessità di governare.
La mancanza di chiarezza deve far pensare.
Non si può far finta di nulla, che tutto sia nato da un giorno all'altro a causa delle toghe rosse e della magistratura politicizzata.
Tuttavia le due posizioni di Polito e Scalfari possono essere condivisibili, con una "leggera" prevalenza di quella del fondatore di Repubblica per via di un pezzo di carta chiamato Costituzione Italiana.
Volendo ergersi a garanti della legge ed insieme garanti della governabilità di un paese, una soluzione ci sarebbe.
In caso di condanna del Premier, il Parlamento dovrebbe soltanto seguire l'iter normativo e procedere alla rielezione di un membro della maggioranza sancita dal voto popolare come nuovo Presidente del Consiglio.
Sarebbe chiaramente una soluzione di ripiego, ma non credo che l'Italia risentirebbe troppo della guida di Berlusconi e della sua apparente irrinunciabile genialità politica.
In fondo, per sua stessa ammissione, per quale altro motivo sarebbe sceso in politica, se non per tutelare le proprie aziende da fallimenti e bancarotte, e i suoi collaboratori (oltre che lui stesso, ovviamente) da condanne imminenti?
La soluzione, seppur inconsueta e impopolare (vista la proverbiale devozione che lega Berlusconi al suo elettorato) ci sarebbe, basterebbe avere il coraggio di metterla in atto. O meglio, basterebbe adeguarsi e rispettare le leggi. Un’ abitudine ormai fuori moda.
Per una volta l'emergenza continuativa degli ultimi tempi farebbe spazio alla normalità.