domenica 27 marzo 2011

Silvio Forever, esperimento riuscito?

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Silvio Forever è un film che parla a tutti, infatti scontenta tutti. Lascerà l’amaro in bocca ai detrattori di Berlusconi, che lo considereranno troppo “morbido” e farà imbufalire i supporters, perché porterà alla luce qualche verità nascosta. Il film parla a tutti e quasi di tutto. 
Non di mafia, eccetto in riferimento a fatti e condanne riguardanti lo storico sodale Marcello Dell’Utri. Così facendo, di Vittorio Mangano nella Villa di Arcore non c’è traccia, per esempio. Per il resto non manca nulla. 

Ci sono i Pretori che spengono i ripetitori Fininvest e i telespettatori imbufaliti che scendono in piazza minacciando l’evasione dal canone Rai, se non potranno più vedere Canale 5. C’è Berlusconi che nega tangenti a Craxi per far “riaccendere” le sue Tv, assieme al ricordo della sentenza che invece lo ha ritenuto colpevole del reato. C’è la caduta del suo primo governo, ricondotta giustamente alla sfiducia della Lega Nord e non all’invito a comparire della Procura di Milano, durante il vertice ONU del ’94. C’è il Premier che nega ogni possibilità di futuri Governi con Bossi e le prime pagine della Padania con titoli come “Berlusconi Mafioso”.
Sul lato meramente politico ci sono le promesse elettorali raramente mantenute, quindi gli annunci della “Napoli pulita” accompagnati dalle immagini delle permanenti discariche a cielo aperto.
La peculiarità del film sta in questo: far parlare soltanto i filmati, la cronaca per rivolgersi ad un pubblico il più ampio possibile. Senza mediazioni giornalistiche, pleonastiche per una volta.
Non illudiamoci però, che non ci siano le mani di Rizzo e Stella dietro alla scelta di quest’immagine o di quest’altra, dietro il montaggio sequenziale di una scena anziché di un’altra. Giustamente, traspare dal film il  giudizio critico degli autori sul soggetto. Nonostante ciò,  penso che la pellicola voglia essere un esperimento innovativo.
Per la prima volta da quando si racconta il personaggio Berlusconi, sembra emergere la volontà degli autori di istituire un rapporto diretto tra fatti e spettatori, ma raccontando anche parte di ciò che finora era rimasto sconosciuto a molti. E non occultando nulla o quasi, come invece accade fatalmente ai politici.
Paradossalmente Rizzo e Stella utilizzano lo stesso rapporto diretto e senza intermediari, che Berlusconi usa da una vita con i suoi elettori. Non a caso, “Io parlo alla pancia degli italiani” è la frase ricorrente nel film.
A questo punto, bisogna chiedersi: è “pericolosa” questa pratica comune al linguaggio politico di Berlusconi e al filo conduttore del film, cioè il racconto senza filtri?
Il racconto scritto dai due sceneggiatori  può essere “pericoloso” perché rischia di far scaturire due opposti sentimenti, che non portano lontano: immedesimazione quindi invidia, oppure spregio quindi odio.
Il giudizio ultimo è lasciato allo spettatore, per questo Silvio Forever è un film che va capito, anche se bisogna avere gli strumenti necessari per farlo. Infatti è semplicistico affermare che “le immagini parlano da sé”; non sempre è così, ma questa volta se ne può approfittare per fare una sorta di esperimento.
Qui sta il valore del lavoro di Rizzo e Stella, nell’ambiguità lasciata volutamente aperta, nel rifiuto intenzionale di imprimere giudizi (necessari in altri contesti). Qualcuno lo riterrà un atteggiamento pilatesco. Qualcun altro, si spera in tanti, comprenderà la novità contenuta nel film: insinuare dubbi, partendo da semplici fatti. Non è qui che risiede la fonte di una sospirata e attesa crescita culturale?
Le opposte reazioni testimoniano che in Italia semplicemente, non siamo abituati ad un lavoro di questo tipo. Vogliamo o Giuliano Ferrara, o Lucia Annunziata, veri e propri artisti nel cementare le verità che ognuno di noi già possiede.
Dovremmo tutti chiederci: perché ci piace la rassicurazione delle “nostre” verità? Perché abbiamo paura del dubbio, dell’altra verità, tanto da fare di tutto per rifiutarla preventivamente? La risposta sta nella nostra storia, quella di un Paese in perenne attesa di un demiurgo che risolva tutti i problemi, di un Leviatano che ci liberi da ogni incombenza. Così in politica, come nelle nostre vite. Non siamo “allenati” al confronto, ma al monologo. Ci piace rifletterci in ciò che vogliamo sentirci dire, senza pensare minimamente di poterci sbagliare. E’ un atteggiamento terribilmente immaturo, sintomo di un’arretratezza civile, politica e sociale che in passato ci ha già portato allo sfacelo. Senza peraltro fungere da stimolo per un’odierna osservazione spassionata degli eventi, per un invito al racconto minuzioso della realtà, teso ad un ravvedimento personale, intimo e non urlato al vicino.
Questo è Silvio Forever, un semplice esperimento, un esplicito  invito al dubbio e alla riflessione personale.

3 commenti:

  1. o.k. ma non perdere di vista la tua realtà !

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  2. sarebbe niente!!!!!! non correre!!!!!!!!!sebbene molto apprezzabile.
    anonimo 2

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