venerdì 11 marzo 2011

La morale del più furbo

anche su AgoràVox  
 
E’ moralmente giusto accettare una raccomandazione per trovare un lavoro? Certamente non lo è.
Se non l’accetterai, probabilmente assisterai all’assunzuione dell’ultimo “parente di”, molto meno preparato di te, perciò molto più ricattabile di te, perciò assunto al posto tuo.
Se accetterai la raccomandazione, i facenti parte del Club del più Furbo ti diranno: ”Il solito moralista doppiopesista, spietato con i vizi altrui e indulgente con i suoi”. Così fan tutti (anche tu), quindi stai zitto.
E’ moralmente giusto saltare la fila allo sportello, pur vedendo che perfino il cagnolino della signora appena entrata, ti passa avanti? Certamente non lo è.

Se rispetterai la fila, continuerai ad aspettare un turno che non arriverà mai, dietro una fila che non c’è mai stata, se non nelle tue benevole intenzioni. Come se non bastasse, sentirai le risatine di qualche altro gaglioffo, che si starà vantando della sua irraggiungibile furbizia, col suo degno compagno di gesta quotidiane. Ridendo dell’allocco, ancora lì, impalato, fermo ad aspettare.
Se invece salterai la fila, il solito Club, ti rinfaccerà il solito doppiopesismo. Così fan tutti (anche tu), quindi stai zitto.
E’ moralmente giusto non pagare il biglietto dell’autobus se riesci a malapena a sfamare i tuoi tre figli? Certamente non lo è.
Se lo pagherai, starai rispettando la legge, seppur timbrando il tuo biglietto accanto ad un ridente giovanotto in abiti firmati, che magari liquiderà la tua convalida dando di gomito al suo solito, degno amico. Insieme al quale, molto probabilmente, sarà salito su quello stesso autobus, appositamente sprovvisto di biglietto, come da consumata abitudine.
Eppure, se non lo pagherai, il solito Club ti rinfaccerà il solito doppiopesismo. Così fan tutti (anche tu), quindi stai zitto.
Ora, questo non è un esplicito (e neanche implicito) invito ad una pratica collettiva di esproprio proletario.
E non è neanche un documento di sfiducia nella macchina della Giustizia, incapace di elementari tutele.
E’ solo un invito a rileggere Carl Marx, laddove scriveva di “Struttura” e “Sovrastruttura”.
Della prima farebbero parte tutte le indispensabili esigenze umane, dal cibo, all’acqua, al lavoro (e al biglietto dell’autobus, se non puoi permetterti un’auto e l’unico lavoro che hai trovato dista chilometri da casa).
Della “Sovrastruttura” tutto ciò che fa parte delle attività umane (leggere, scrivere, pensare, giocare), conseguenti al mantenimento delle primarie “Strutture” vitali.
A stomaco vuoto non si legge e non si lavora. Viceversa, senza lavoro non si mangia (non sempre…).
Esempio: erano “strutturalmente” liberi gli operai FIAT che per il 46% hanno detto no ad un accordo alla cui formazione non avevano potuto partecipare, ma alla cui attuazione avrebbero dovuto sottostare, pena il lavoro? No, non erano liberi di dire no, perché così avrebbero perso il loro lavoro e non avrebbero potuto neanche più sfamare loro stessi e le loro famiglie. Eppure quasi uno su due votò no.
Appare sempre più chiaro che in un Italia iper-garantista con le classi dirigenti e super-punitiva con quelle subordinate, il rispetto della morale (e della legge) diventano sempre più un lusso che pochi possono permettersi. Ciò che si vuole sostenere qui, è che la popolazione di questo Paese deve essere messa in grado di poter rispettare la legge.
Se non si vuole che quel 46% pronto a perdere il lavoro (Struttura), per rispettare un proprio impedimento morale a firmare un accordo lavorativo peggiorativo,perda ogni fiducia e corra ad iscriversi al Club precedente, al Club del più Furbo.
In cui per non rispettare la legge, basta non sentirne la minima necessità. In cui, viene lasciato naturalmente ad altri il “ricatto”morale e legislativo, del rispetto della Sovrastruttura, anche in mancanza della Struttura. Anche se, chissà per quanto ancora.

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