mercoledì 25 novembre 2009

Simone Perotti – “Adesso Basta”

recensione per Chiarelettere Editore
anche su The Populi e su AgoràVox

Cambiare la propria vita, adesso, immediatamente, senza ulteriori indugi.
“Adesso Basta” di Simone Perotti, edito da Chiarelettere - 14 Euro, si propone come un utile decalogo per chi vuole smettere di sentirsi uno strumento a comando che deve produrre per guadagnare, per spendere e poi ricominciare. Così all’infinito, o almeno fino alle soglie della pensione, semmai ci sarà.
Simone Perotti era un manager in ascesa nel campo della comunicazione.

Lavorava tra Milano e Roma, aveva frequenti incontri con aziende leader nel campo, multinazionali, amministratori delegati e direttori di case editrici e giornali.
Era sbarcato abbastanza giovane nel mercato del lavoro, dopo una laurea e un percorso di studi con buoni risultati. Aveva raggiunto attorno ai 32-33 anni una buona reputazione, una stabilità lavorativa accettabile. Naturalmente, uno stipendio garantito a fine mese.
Insomma, era uno che si era posto degli obiettivi e li aveva raggiunti nella maggior parte dei casi. Probabilmente era anche invidiato da qualcuno.
Accade che una mattina come altre, si trova in coda nel grande raccordo anulare di Roma, alle 7 e 35.
Scenario ben noto: coda chilometrica, macchine incolonnate e pressocchè ferme, clacson, fumi, rumori, urla e bestemmie, tutto incorniciato dal caldo che un 4 luglio come tanti porta con sé.
Simone è deciso: non ne può più. Nella mente gli riecheggiano da giorni i discorsi “da aperitivo” che facevano lui e i suoi colleghi; sbuffavano tutti, si lamentavano, dicevano di voler cambiare vita anche domani, troppo stanchi della solita routine. A parole.
Il giorno dopo tutti di nuovo incolonnati a fare la fila davanti alla macchinetta del caffè delle ore dieci, di un normale martedi, di una normale settimana. Ormai insopportabile per l’autore di “Adesso Basta”.
Decide di cambiare vita, per davvero. Come?
Seguendo le fasi del “downshifter”, ovvero di colui che comincia a ridurre i propri sprechi, i propri consumi per cercare di vivere con meno uscite, mantenendo o riducendo all’essenziale le entrate necessarie a vivere nella maniera che più gli aggrada. Sembra un controsenso: per vivere meglio si può guadagnare meno. Impossibile! Invece no, basta sapere solo ciò che si desidera veramente nella propria vita.
Ed essere liberi di poter realizzare ciò che si vuole.
“Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare” diceva Seneca, e la frase viene citata di continuo nel libro quasi a voler auto-convincersi della fattibilità del proprio progetto.
Ricapitoliamo: Perotti è un manager, ha tutto ciò cui la gran parte della società contemporanea aspira per una vita intera, magari senza mai riuscire a realizzare le proprie ambizioni.
Ma non è contento, non si sente libero e soprattutto si sente schiavo di meccanismi che lo opprimono e non gli fanno svolgere in libertà le cose che vorrebbe.
Deve andare a lavorare, per poter comprare una casa, comprare da mangiare e vivere dignitosamente.
Lo spazio per dedicarsi alle sue attività preferite come la vela e la scrittura è ridotto ai margini delle giornate lavorative, sempre che riesca a ritagliarsi un po’ di tempo.
Naturalmente vi starete chiedendo: ok va bene, ma i soldi? Come farò a mantenermi?
Perotti esplicita subito un concetto: i soldi sono sicuramente un problema. Ma facilmente risolvibile.
Ciò che deve preoccupare di più i downshifters sono i propri legami con la vita quotidiana, la completa estraneità a un concetto come la solitudine, la “piovra” rappresentata dalla nostra vita fortemente vincolata a quella schiavitù apparentemente ineluttabile studio-lavoro-produco-guadagno-compro-consumo-ri lavoro-ecc.
Il vero problema è la forza di volontà, come trovare la convinzione necessaria per dire basta a tutto ciò, poichè lo si ritiene un processo inutile per se stessi,ma allo stesso tempo trovare una via alternativa di realizzazione dei propri progetti.
L’autore indica negli ultimi due capitoli questa via alternativa, incentrata soprattutto sul concetto di sostenibilità. Cosa ci serve per vivere? Quanto di quello che compriamo-consumiamo è strettamente necessario per renderci felici? Esiste un modo per procurarci tutto ciò senza lavorare stabilmente e soprattutto, senza doverci privare per forza della nostra libertà personale? La risposta è: si.
Naturalmente, per rendere sostenibile la drastica rinuncia al lavoro bisogna accumulare un gruzzoletto di “riserva”, che l’autore dice di mantenere per sicurezza.
L’entità del gruzzoletto? Maggiore sarà, migliori chanches avrà il vostro progetto.
Come accumularlo? L’autore indica due strade: se nella vostra vita precedente guadagnavate bene (è il suo caso, 5500 euro/mese) darete un bel taglio alle vostre spese superflue che non vi servono per vivere comunque decentemente e accumulando i risparmi, tutto in virtù del progetto che inseguite.
In questo caso vi serviranno 8-12 anni per realizzare l’occorrente, dice Perotti.
Se invece guadagnavate come i comuni mortali (1000-1500 euro/mese) la via d’uscita dalla “schiavitù” è una sola: sperare nelle ingenti eredità destinate a voi dai cari estinti.
L’ipotesi si fonda sulla diffusione capillare del fenomeno, almeno in Italia, almeno ad oggi.
In questo caso vi ci vorrà di più per lasciare il lavoro, ma ci riuscirete comunque, se davvero sarete disposti a farlo.
Per le spese quotidiane invece si può puntare sulle proprie passioni. All’autore del libro piace la vela? Bene, fa lo skipper, pulisce le barche, fa la guida turistica e guadagna bene, ciò che gli serve, al contrario di ciò che si può pensare. E intanto vive tutto l’anno (o quando ne ha voglia) su una barca, facendo ciò che gli piace di più.
A un suo amico piace la pittura? Bene, dipinge per passione e vende bene. C’è gente disposta a pagare 600 euro, 1500 euro per i suoi quadri. Intanto anche lui ha lasciato il lavoro. E’ libero!
All’autore piaceva molto leggere, ma non ne aveva mai il tempo. Ora recensisce libri per una casa editrice, in cambio gli vengono regalati i volumi e ha il tempo per leggerli non lavorando più come una volta. Perfetto no?
Nel bilancio finale dovrete inserire oltre al risparmio e ai piccoli lavoretti per passione, anche una buona dose di manodopera personale.
Si perché se non vorrete vivere in barca a vela tutta la vita, avrete bisogno di una casa.
Anche Perotti ha assolto questo bisogno, pur essendo un velista convinto. Come?
Ha comprato per pochi euro un casolare immenso in campagna, abbandonato e l’ha ristrutturato completamente rendendolo abitabile per le sue esigenze.
Da solo o quasi, per non spendere risorse che in ogni caso non avrebbe avuto.
Faticoso, laborioso e dall’ inventiva immensa. Fare le cose da se costa fatica, farle fare costa denaro.
Anche su questo punto il libro è molto interessante, pone degli interrogativi pratici e disarmanti.
Però Simone Perotti ci è riuscito per davvero. Prima, nella sua vita precedente, faceva le cose che scrivevo all’inizio. Ora fa quello che vuole, dorme se è stanco, lavora se ne ha bisogno, legge se ne ha voglia, naviga in mare se è bel tempo, si ferma due giorni al Cairo se ne ha voglia. O a Marrakesh, perché no?
Lui ci è riuscito ed ora invita noi a farlo, ma siamo davvero disponibili a rinunciare a ciò che abbiamo per riavere la nostra libertà?

Nessun commento:

Posta un commento

Eccoci qui, ora sentiamo cosa hai da dire.
Hai qualche segnalazione o riflessione esterna all'argomento dell'articolo? No problem, libertà e rispetto. Non pubblico però offese (se non divertenti o estreme), insulti e minacce (che mi riservo di segnalare all'autorità giudiziaria). Ah, i commenti sono da me moderati.
Insomma cerca di fare del tuo peggio, mi raccomando.