venerdì 12 giugno 2009

Quello che la Chiesa non dice

C’era una volta uno Stato grande, unificato, laico e con delle leggi valide per ogni suo cittadino. Al suo interno ne conteneva uno infinitamente più piccolo, confessionale ed estraneo alle leggi di cui sopra, potendo disporre delle proprie autenticamente custodite. C’era una banca controllata da questo Stato più piccolo, che per suo conto si occupava di opere caritatevoli: il suo nome era I.O.R. , Istituto per le Opere Religiose. Lo Stato che la controllava e la controlla era ed è piccolo, ma con moltissimi fedeli al di fuori dello stesso: il Vaticano.
Lo Stato grande e laico era ed è l’Italia.

Accade che un funzionario altolocato conservi fino alla soglia del letto di morte un archivio storico delle principali operazioni finanziarie di uno Stato povero per Vocazione, ma necessariamente opulento per svolgere la sua caritatevole funzione. A garanzia di un candore semi-divino, ma soprattutto per trasparenza verso i propri fedeli sostenitori, gli atti di questo Stato e di questa banca restano segreti fino alla morte del’alto funzionario, che bontà sua ha voluto renderli pubblici donandoli postumi al giornalista Gianluigi Nuzzi.
Monsignor Dardozzi è il funzionario altolocato che funge da archivista, oltre a svolgere compiti di consigliere diretto del Segretario di Stato vaticano Angelo Sodano stretto collaboratore di Papa Giovanni Paolo II. Nuzzi rompe l’ evangelico riserbo e raccoglie circostanze, fatti, documenti in un libro dal titolo emblematico: Vaticano S.p.A.
Il fulcro delle vicende è lo I.O.R. , la banca vaticana affidata a personaggi discutibili che hanno badato più ad incrementare le entrate del Vaticano, che non a realizzare opere religiose per i fedeli. Operazioni finanziarie spericolate, acquisti di beni immobili e compartecipazioni in aziende gestite da gente poco raccomandabile sotto l’egida dei vari papati susseguitisi, spesso e volentieri del tutto ignari di ciò che accadeva.
Come nel caso del crack del Banco Ambrosiano gestito da Roberto Calvi. Le società compartecipate dal Vaticano finiscono in mano a Calvi affinchè le gestisca in modo utile a garantire alte rendite per lo I.O.R. , gestito a sua volta da monsignor Marcinkus. Il ponte tra il banchiere “civile” Calvi e il banchiere “evangelico” Marcinkus è Michele Sindona, siciliano a Milano che ha tra le sue attività una molto, ma molto vincolante: investire i soldi della Mafia al nord. Il trio Calvi-Sindona-Marcinkus gestisce gli investimenti del Vaticano senza alcuna remora, ma soprattutto ognuno slegato dall’altro e accomunati soltanto dalla spregiudicatezza del loro agire.
La situazione precipita, gli investimenti di Sindona per conto dello I.O.R. si rivelano sbagliati, espongono la banca vaticana a debiti insostenibili tanto da spingere Marcinkus all’allontanamento del siciliano. Il posto che era di Sindona viene occupato da Roberto Calvi che ha tra i referenti il neo-eletto Papa Luciani.
Il Papa ha intenzione di fare pulizia nello I.O.R. a cominciare da Marcinkus, ma non fa a tempo perché muore dopo 34 giorni di Pontificato, prima di poter metter mano dove forse non doveva.
Appena eletto, Giovanni Paolo II decide di lasciare tutti al loro posto.
Calvi che si trova a gestire le finanze comuni tra la banca della Chiesa e il Banco Ambrosiano viene arrestato poco dopo e facendo leva su questo, Marcinkus per conto della Chiesa fa assumere tutta la responsabilità dei debiti contratti dal Vaticano a Calvi. Il quale si impegna a risanare invano i conti di I.O.R. e Banco Ambrosiano; infatti la Banca d’Italia scopre il buco dell’Ambrosiano e Calvi viene ritrovato impiccato sotto un ponte della City, a Londra.
Tuttavia ora il contenzioso si sposta tra la Chiesa e lo Stato Italiano, liquidatore del Banco Ambrosiano, che quindi si trova ad aver a che fare con i debiti in comune (e da saldare principalmente all’estero) con lo I.O.R.
Naturalmente la Chiesa scarica tutte le colpe sul duo Calvi-Sindona, artefici del dissesto all’insaputa del Vaticano e di Marcinkus stesso.
Perciò alla richiesta di risarcimento dello Stato verso lo I.O.R., la Chiesa risponde picche.
La vicenda si conclude con un risarcimento del Vaticano verso il reparto estero dell’Ambrosiano, dietro una cifra irrisoria in confronto a quanto chiesto dallo Stato Italiano liquidatore del Banco.
Resta da chiedersi cosa c’entri tutto ciò con il messaggio evangelico, o con la figura di San Francesco d’Assisi. Forse la risposta la si può trovare nel motto fatto proprio dal sempiterno Marcinkus: ”La Chiesa deve scegliere tra San Francesco e il business”. Ora sappiamo cosa ha scelto.

1 commento:

  1. Nice post
    http://www.howtoprogramauniversalremote.com - Checkout

    RispondiElimina

Eccoci qui, ora sentiamo cosa hai da dire.
Hai qualche segnalazione o riflessione esterna all'argomento dell'articolo? No problem, libertà e rispetto. Non pubblico però offese (se non divertenti o estreme), insulti e minacce (che mi riservo di segnalare all'autorità giudiziaria). Ah, i commenti sono da me moderati.
Insomma cerca di fare del tuo peggio, mi raccomando.