venerdì 1 maggio 2009

Chi controlla chi?

L’Italia non è un paese completamente libero dove poter esercitare il diritto di informare.
E’ questa la sintesi del rapporto annuale sulla libertà di stampa nel mondo, pubblicato dall’associazione indipendente e senza scopi di lucro Freedom House. Se in passato l’Italia si posizionò al 156esimo posto di questa classifica, nel 2008 il nostro Paese è sceso di ulteriori posizioni, caso unico tra i paesi occidentali considerati unanimemente delle democrazie compiute.
La causa che l’associazione imputa al risultato dell’Italia è “ la situazione anomala a livello mondiale di un premier che controlla tutti i media, pubblici e privati ”. In sintesi il conflitto d’interessi.

Un paese dove la stampa e i media (per definizione strumenti di massa con il compito di formare l’opinione pubblica) non sono liberi di criticare l’operato di governi, istituzioni e apparati politici perché hanno sulla testa una spada di Damocle pendente con l’impugnatura nelle mani del potere, non si può definire una democrazia libera e compiuta. Se l’establishment non vuole essere attaccato pubblicamente e quindi tenta di tenere i media al guinzaglio ma soprattutto è in potere di farlo, ciò risponde alla univoca necessità di nascondere il suo operato.
Il nostro Paese ha già conosciuto casi di censura politica su scrittori e giornalisti degni dei maggiori regimi di questo mondo. Il caso di Indro Montanelli in ottimi rapporti con l’editore (Berlusconi) del Giornale da lui fondato e diretto, fino a quando l’attuale Premier non decise di candidarsi alla guida del Paese procurando un dissidio tra i due culminato con la cacciata del direttore, avrebbe dovuto fare scuola.
Invece un Paese senza memoria tollerò questo gesto allora, come tollerò il triplice editto bulgaro che spazzò via dalla televisione pubblica (quindi sulla carta, la metà del cielo non di proprietà di Berlusconi) Biagi, Santoro e Luttazzi.
Massimi esempi di incisività del potere sui media, colpevoli di rendere pubbliche nefandezze di cui (forse?) vergognarsi. Resta solo chi sa rendere gaudente il Re e al cortigiano più meritevole la promozione sarà assicurata. Il toto-nomine Rai è troppo fresco per non essere menzionato.
Qui da noi è normale che al cambio della maggioranza di Governo, cambino anche i vertici del servizio pubblico radiotelevisivo. E’ un obbligo assolto prontamente e a fasi alterne da centro-destra e centro-sinistra con una prontezza da far invidia; così già si parla dei nuovi direttori dei TG Rai.
Susanna Petruni, meglio nota come la giornalista capace di censurare la voce del Premier che diede del Kapò nazista al Cancelliere tedesco al Parlamento Europeo e distintasi parimenti nell’occultare la voce dello stesso che sguaiatamente richiamava l’attenzione del Presidente U.S.A. all’ultimo G20 (gridandogli:”… Mr. Obamaaaaaa…”), provocando le ire della padrona di casa Regina Elisabetta, è la candidata alla poltrona di direttore del TG2.
Roberto Napoletano, attuale direttore del Messaggero e distintosi durante le elezioni politiche del 2006 nel concordare al telefono dei bei titoloni a cinque colonne per compiacere il segretario dell’ UDC Casini, nonché genero dell’editore del suo giornale Caltagirone, è in corsa per la poltrona del TG1. Unico concorrente: Maurizio Belpietro, giornalista di famiglia Berlusconi già direttore del Giornale e di Panorama, perciò con tutte le credenziali del caso a suo favore.
Per inciso, se Emilio Fede rappresenta il guerriero con l'elmetto che combatte ad ogni TG della sera per difendere gli interessi di Famiglia, Belpietro è la faccia pulita del clan di Arcore, colui che si propone come garante del pensiero liberale italiano tanto da assecondare il padrone ad in ogni sua iniziativa. Più liberale di così...
Senza dimenticare che l’Italia è il paese in cui il principale quotidiano (per tiratura), cioè il Corriere della Sera, fu messo nelle mani della P2 dal benemerito editore Angelo Rizzoli, appena assolto per questa faccenda risalente agli anni ’70 solo perché il reato di cui era imputato (falso in bilancio) oggi è stato depenalizzato, non esiste più.
Inoltre, non esiste in Italia un grande editore puro, cioè libero da altri interessi economici se non quelli di aumentare le vendite dei suoi prodotti editoriali, che siano giornali o libri.
Dagli Agnelli che controllano La Stampa avendo noti interessi in F.I.A.T., a Berlusconi che controlla il Giornale (tramite il fratello Paolo) ed è al contempo Premier e tante altre cose , a De Benedetti che possiede Repubblica e L’Espresso ma ha interessi in ben altri settori.
Ciò impone ai suddetti organi di stampa di non potersi occupare con una certa libertà di faccende che toccano gli altri interessi dei propri editori, potendo causare effetti negativi per gli stessi sul mercato.
Voglio concludere però con una nota positiva: il 29 Aprile a Berlino, Marco Travaglio è stato premiato dall’associazione dei giornalisti tedeschi per il suo impegno nell’ambito della libertà di stampa in Italia.
Che un giornalista italiano riceva un premio per il suo lavoro da colleghi esteri è sicuramente un motivo di orgoglio, prima di tutto per l’interessato.
Che il premio venga conferito ad un solo rappresentante della categoria italiana soltanto perché viene attestato che svolge il suo lavoro compiutamente e con noncuranza di conseguenze politiche, inorgoglisce un po’ di meno.
C’è da chiedersi: se Marco Travaglio viene premiato esclusivamente perché fa il suo lavoro, i suoi colleghi di cosa si occupano negli intervalli dal tempo libero?

2 commenti:

  1. Hai perfettamente ragione! Ma come si fa a trovare altre persone LIBERE che esprimono la loro opinione senza alcun timore di dover essere penalizzate nel corso della loro vita quotidiana? E' possibile, però certo difficile in un mondo che sappiamo benissimo come và,quando a muovere i fili delle marionette ci sono certi PUPARI!
    Un bacio da chi ci e Ti crede.

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  2. Nicola siamo noi che possiamo - e dobbiamo - cambiare qualcosa!

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