martedì 19 maggio 2009

Sapere di non sapere



In uno di quei sondaggi pre-elettorali utilissimi ad aprire dibattiti e alimentare discussioni prima delle elezioni, ma rivelatisi di anno in anno meno affidabili nella veridicità delle previsioni ho notato un aspetto interessante. Il grafico di cui sopra mette in relazione le risposte degli intervistati sulle loro intenzioni di voto e il loro grado d’istruzione maturato al momento dell’indagine conoscitiva.
Non può che risaltare agli occhi il dato dei (presunti) votanti del PDL: le cifre dicono che più si abbassa il grado d’istruzione degli elettori, più si alza la percentuale di votanti per quel partito.
Non ci sarebbe nulla da sorprendersi se ci ricordassimo questa dichiarazione: “Il pubblico a cui devo rivolgermi sono delle persone che hanno al massimo la seconda media come titolo di studio e sedevano all’ultimo banco”.
Chi parla così non è un parvenu della politica (anche se così veniva definito qualche tempo fa), bensì l’attuale Presidente del Consiglio.
Lungi da me giudicare ignorante l’elettore del PDL solo perché non ha una laurea, o si è fermato alla quinta elementare magari perché la famiglia non era in grado di farlo studiare.
Anzi, il suddetto elettore probabilmente nella sua scelta risponde per istinto di conservazione alla necessità di tutelare i propri interessi. Quindi il commerciante, il piccolo imprenditore come il possidente votano PDL convinti di trovare dentro quel partito degni garanti dei propri interessi personali, mentre avrebbero difficoltà a definire tali i rappresentanti della sinistra.
Questo perché al solo sentire parlare di tassazione dei ricchi, redistribuzione sociale, giustizia uguale per tutti (con tempi e procedure uguali per ricchi e poveri) e diritti dei lavoratori, quella borghesia lì scappa a gambe levate.
Per inciso tutti cercano di coltivare il proprio piccolo orticello, di costruirsi il loro micro-mondo impermeabile e inattaccabile. Perché lo stato è carogna, ci vuole tutti uguali, cerca di rubarci anche quel poco di ricavi che abbiamo messo da parte. Troppe tasse, troppi oboli, troppa burocrazia.
Proprio per questa inclinazione al risparmio, l’italiano medio si è tenuto lontano da carte di debito all’americana ( a giusta ragione) e soffre la crisi meno che gli americani.
Per queste motivazioni e per altre (c’è per esempio la gara tra chi meglio rappresenti il partito-confessione della Chiesa con tanti saluti alla laicità dello Stato e a ciò che ne consegue, si veda il testamento biologico), c’è un elettorato che non sentendosi all’altezza di alte argomentazioni ( e c’è tutto l’interesse del politico nel farsi capire sempre meno), delega la tutela di se stesso e dei suoi interessi al partito.
Thomas Hobbes teorizzò tutto ciò già nel Seicento affermando la teoria del Leviatano al di sopra di tutto e tutti per grazia divina ricevuta ed eletto al suo posto per ricevere le libertà di ogni suo suddito disponendone illimitatamente ma, secondo la concezione dei suoi sottoposti, nel loro interesse.
Risulta evidente come più scenda il grado d’istruzione di un elettore e più aumenti il suo senso di inadeguatezza alle grandi decisioni politiche, ai dibattiti che lo toccano anche nel profondo, ma a cui lui si sente inadatto a parteciparvi e il politico di turno spinge più che può per accentuare tale inadeguatezza e ottenere il voto-delega. Non a caso “sapere uguale potere”.
Ma alla tendenza che riguarda il PDL non corrisponde un opposto schieramento di elettori “istruiti” verso le forze progressiste e di sinistra. Perché direte voi?
Cercando di darmi una risposta ho pensato forse che Berlusconi abbia saputo come nessun altro parlare alla gente comune, che la sinistra sia stata concepita spesso come elitaria e compiaciuta dell’esserlo, quasi disinteressata a governare il paese e inadatta allo stesso. Saccente ma anche litigiosa, bella tanto da specchiarsi continuamente e piacersi sempre di più. Perciò quale sarebbe la soluzione?
L’errore più grave che potrebbero fare tutte le forze progressiste (dal PD all’ IDV, da Sinistra e Libertà alla Lista Comunista) sarebbe sicuramente quello di inseguire Berlusconi sul suo terreno, fatto di facilonerie nell’affrontare problemi complessi (si veda l’immigrazione), semplificazioni degli stessi per produrre spot efficaci da vendere al popolo, nel solleticare facili paure della gente e cavalcarne l’onda.
Essere diversi è la soluzione.
Dare l’immagine ( qui bisogna fare enormi passi in avanti nella comunicazione e nel radicamento forte sul territorio) di uno schieramento compatto e diverso nelle proposte della destra.
Bisogna non sembrare la logica continuazione del Berlusconi-pensiero (inteso nella sua più personale inclinazione alla tutela dei propri interessi) con l’unica differenza nell’apparire una versione sbiadita e perdente dell’originale.
Cercando di non farsi la guerra in casa (si veda PD-IDV) e ricordandosi anche di quell’ala a sinistra (Sinistra e Libertà e la Lista Comunista) tanto vituperata negli ultimi tempi e incolpata della caduta del Governo Prodi quando i responsabili veri furono Dini e Mastella (entrambi passati coerentemente oggi nel PDL , col ceppalonico oggi ripagato del favore con una candidatura alle Europee) . Quella sinistra non solo fu incolpata ingiustamente, anzi fu costretta così tanto a snaturarsi votando anche provvedimenti invisi ai suoi più diretti elettori, tanto da restare fuori completamente dal Parlamento italiano.
L’unione, la diversità di proposte e la comunicazione efficace di ciò che si fa.
Perché fare è più importante che parlare. Ma farlo sapere è importante allo stesso modo.

1 commento:

  1. Continua a coltivare ciò in cui credi,vedrai il tempo saprà apprezzare le tue qualità! Cerca di sfruttare al massimo il tuo berbenismo, e non lasciarti trascinare da ciò che sembra essere al centro delle attenzioni di molti.La ragione ed il buon senso,naturalmente accompagnati da una buona dose di intelligenza che non manca,non sono purtroppo patrimonio di tutti! "in bocca al Lupo"..........

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