domenica 16 ottobre 2011

Indignati vs.indignati


La foto qui a lato sta a sottolineare che la violenza, soprattutto verso gente che fa solo il proprio lavoro, va sempre condannata. E bisognerebbe darle il giusto spazio (poco), per evitare che si parli solo dei cappucci e non delle idee. Lo fanno già tutti, a parole, dicendo che i violenti sono pochi e che bisogna isolarli e non dargli eccessivo spazio. Eppure gli stessi, non fanno altro che lanciare strali contro i black-bloc e indignarsi per le loro violenze, non capendo così di dargli la massima esposizione mediatica possibile.  
Pensate, ieri alla manifestazione di Roma c'erano tutti, ma proprio tutti: quelli del "no alla tessera del tifoso" (un bel week-end lungo e rissoso in vista del derby di stasera?), gli ultras del Cosenza (ad ognuno il suo momento di gloria..) e quelli che hanno imbrattato le camionette della Polizia con la scritta ACAB (All cops are bastard...). Contributi certamente imprescindibili alla manifestazione, infatti senza di loro chi avrebbe sporcato il corteo di ieri?

Eppoi c'erano quelli indignati con gli Indignati; quelli che non stanno li a spaccare il capello in quattro e che quando vedono soppresso il loro diritto di andare a fare la spesa il sabato pomeriggio, bé non guardano in faccia proprio a nessuno. E all’occorrenza, si indignano anche con gli Indignati, loro.
Ironie a parte, Mario Draghi ha detto "Quei ragazzi hanno ragione". E non possiamo che esserne felici, se pensiamo ai risultati che ottiene abitualmente chi sta dalla parte della ragione (scusate era l'ultima).
La (mia) verità è che analizzare gli indignati con i metodi classici non serve: che senso ha ridicolizzare le loro proposte o discutere del fatto che non ne hanno? C'è qualcuno che sa darmi un solo motivo per cui gli Indignati sarebbero tenuti a dare soluzioni a problemi che non hanno creato, ma che comunque la congiuntura temporale obbligherà ad affrontare? 
Serve invece fermarsi a capire il disagio della prima generazione italiana dal dopoguerra in poi, che starà in prospettiva peggio dei loro genitori e non meglio. O almeno teme che così sarà. 
Perché nella giungla tra ultras spacca-vetrine e guerre tra indignati “fighetti” e indignati senza Iphone quindi più credibili nelle loro battaglie (al solito, argomenti notevoli), poco spazio è stato dato a questo studio pubblicato dal Corriere.
Li c'è scritto per esempio, che "un giovane che comincia a lavorare oggi a 34 anni e andrà in pensione nel 2046 dopo 35 anni di lavoro dipendente, prenderà il 70% dell'ultimo stipendio. Anche ipotizzando il caso di un precario che restasse tale per tutta la vita lavorativa, la conclusione è che andrebbe in pensione con un assegno pari al 57% dell'ultima retribuzione".
Non è una delle pensioni d'oro di cui si occupano spesso i quotidiani, ma se fosse vero questo studio (e diamolo pure per scontato) l'allarmismo su questo tema non vi sembrerebbe alquanto ingiustificato? 
C'è tanto da fare, tanti miti da sfatare e ancora di più da discutere. Certo, non è così semplice come spaccare una vetrina con un sasso, o assaltare un poliziotto a volto coperto e in 20 contro 1. Non è neanche semplice come scaricare la propria dose di indignazione quotidiana contro il contestatore con l'I-phone in tasca, come se il solo possesso di un telefonino dovesse impedire ogni possibile forma di affermazione delle proprie idee o convinzioni. 
Ecco, se volete andare oltre fatelo qui sotto nei commenti. Altrimenti scusate per il disturbo e non dimenticate il burro!

1 commento:

  1. Purtroppo forse ancora non si è capito cosa ci potrà riservare un futuro QUASI prossimo!
    O meglio forse la gente non ha più stimoli oppure ha smesso di sognare!
    Viva però i giovani che ancora credono nelle loro capacità e in quello che di buono il destino potrà riservare.
    Una società sana ha bisogno di gente sana che conosca bene quali sono le regole del vivere civile.

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