mercoledì 10 settembre 2008

Liberateci tutti


Alla fine dell'estate rischia di scoppiare un nuovo caso relativo alle carceri sovraffollate. Nel 2006 l'emergenza arrivò in piena estate e si decise di porre rimedio attraverso l'indulto, il più grande errore del governo Prodi. Trattasi di grande errore perché a due anni di distanza la quasi totalità dei detenuti liberati si è macchiata di nuovo di reati ed è tornata in cella. Con un doppio risvolto: i cittadini hanno provato sulla loro pelle la maggiore insicurezza derivante dal provvedimento in questione e come conferma della sua inutilità, l'indulto ha restituito alle carceri quasi lo stesso numero di detenuti.
Le carceri sono sovraffollate? Certo, ci sono troppi detenuti...
E’ la risposta che danno molti esponenti politici senza mai chiedersi però, la cosa più ovvia: sarà mica il caso di costruire nuove carceri?
I detenuti semmai sono sempre il giusto e anzi, in un paese come il nostro dove la giustizia non funziona e si fa di tutto per sfasciarla, i detenuti sono pochi in rapporto a chi delinque e non viene preso.
Un dato su tutti: Inghilterra ed Italia hanno lo stesso numero di detenuti (60.000), ma in Inghilterra per arrestare 60.000 persone sono stati celebrati solo trecentomila (300.000) processi mentre in Italia per arrestare lo stesso numero di delinquenti si sono dovuti celebrare tre milioni (3.000.000) di processi. Dieci volte gli inglesi! Quindi il problema semmai è che le leggi non funzionano e quando lo fanno, invece di pensare a creare nuove carceri per accogliere nuovi delinquenti, si cerca di liberare i posti in quelle che esistono già.
Un problema potrebbe essere la mancanza di fondi per l’edilizia penitenziaria; intoppo che si potrebbe arginare riutilizzando le vecchie e note carceri dell’Asinara e di Pianosa. Carceri note per l’istituzione al loro interno del regime del 41 BIS, così mal sopportato dai boss di Cosa Nostra che lo Stato si affrettò a chiudere i suddetti penitenziari. Atro rimedio potrebbe essere quello di ripristinare l’uso di vecchie caserme dismesse assieme a grossi complessi industriali che necessitano solo di opere di adattamento e ristrutturazione.
In attesa di sviluppi, in molti auspicano la discesa in campo del Ministro della Giustizia Alfano, sempre pronto a scrivere un nuovo Lodo per l’occasione, e pronto a liberare questi poveri incolpevoli detenuti dalle grinfie dei magistrati, altrimenti noti come “metastasi della Giustizia”.
Per ora il Luminare della Giustizia, a distanza di due anni dall’indulto ha trovato la soluzione all'annoso problema del sovraffollamento: ha infatti proposto l'espulsione dalle carceri dei detenuti extracomunitari (circa 3.000) e l'istituzione del braccialetto di controllo per 4.100 detenuti "nostrani".
Riguardo al primo provvedimento bisognerebbe chiedere al Ministro come fare a dare un’ identità sicura e come fare a ricondurre precisamente al loro paese gente che non ha mai fornito dati anagrafici certi e dati sulla propria provenienza da un paese anziché da un altro. Inoltre bisognerebbe chiedere al Ministro come fare per obbligare il paese di origine prescelto (dallo Stato italiano) del detenuto extracomunitario a riaccogliere nelle proprie carceri una persona dalle non note generalità ma soprattutto, dalla non nota provenienza.
Riguardo al secondo provvedimento relativo all’ istituzione del braccialetto obbligatorio per far scontare la pena agli arresti domiciliari ai detenuti “nostrani”, bisognerebbe ricordare il precedente del 2002 al Ministro Alfano. Nel 2002 il suo illustre predecessore Castelli testò il braccialetto con 400 detenuti provocando un esborso per le casse dello Stato pari a undici milioni di euro (11!!).
Bilancio finale dell’esperienza: il braccialetto fu testato solo su 4 detenuti (dicasi 4!!) perché funzionava così bene che bastava tagliare il cinturino e scappare di casa. Oppure bastava scendere in garage allontanandosi dalla centralina collegata telefonicamente con la stazione dei Carabinieri, per causare la perdita del segnale di reperibilità e provocare l’arrivo delle forze dell’ordine allarmate dalla mancanza di segnale e quindi, dalla possibile fuga del detenuto. Perciò il problema del braccialetto sarebbe duplice: problema di costi e di malfunzionamento.
Concludendo penso che si dovrebbe risolvere il problema per sempre o perlomeno, per un lungo lasso di tempo, costruendo nuove carceri allontanando lo spettro di continue emergenze.
Anche se ciò causerebbe un esborso oneroso di denaro pubblico, per una volta sarebbero soldi ben spesi in grado di dare davvero più sicurezza alla gente non soltanto nell’immediato ma soprattutto per il futuro.

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