Giovedì
sera, Piazzapulita, La7, e il dibattito che non ti aspetti. Mentre sulla rete già
scorrono gli spot che annunciano l’imminente sbarco di Servizio Pubblico sulla
rete Telecom, il penultimo appuntamento del talk di Formigli morde il freno, probabilmente
per lanciargli la volata. Come? Aprendo al grande pubblico, e abbandonando ...
una
certa tendenza all’approfondimento di temi poco sondati da altri, che perciò
avevano rappresentato la cifra di novità del programma di Formigli.
Gli
ospiti preannunciati (il ministro Barca, l’ex ministro Tremonti, Oscar Giannino
e Stefano Fassina) lasciavano presagire ad un dibattito tutto spread e pil,
sullo sfondo del governo tecnico. Al contrario, la serata è trascorsa
amabilmente tra una discussione sulla portata politica di una nuotata in riva
allo stretto, e la latente sensazione di impotenza di fronte alla carenza di
qualità della nostra classe dirigente. Un giovedì come se ne sono già visti, e
forse se ne vedranno.
Così,
se qualcuno si aspettava un acerrimo scontro Fassina-Giannino a colpi di “più
Stato, meno mercato” e viceversa, ha ricevuto in cambio una telecronaca minuto
per minuto dell’ennesimo show di Beppe Grillo. Perché, invece, non impostare la
trasmissione sulle differenti culture economiche di cui si fanno portavoce l’esponente
PD, e il giornalista economico?
Giannino,
liberale convinto, e Fassina, acerrimo nemico del liberismo, sarebbero stati
certamente in grado di farlo. Raccontare invece, per l’ennesima volta l’ascesa
dell’ex comico genovese, non rappresenta più una novità. Al contrario, essendo
ormai notorio il seguito popolare di Grillo, è lecito coltivare il sospetto che
il motivo di tanta attenzione risieda piuttosto nella speranza di intercettare
una fetta di pubblico “nuova”, che possa rimanere interessata alla trasmissione
come non lo era mai stata in precedenza.
Più
che scorrere, la puntata si trascinava, tanto è vero che ad un certo punto
un’inquadratura impietosa ha inchiodato, per non pochi secondi, il Ministro
Barca chino su se stesso, gomiti sulle ginocchia, mani sui capelli, e sguardo
basso sul pavimento. Barca, peraltro, è stato l’ospite più vispo, all’interno
di una puntata imbolsita, con pochi sprazzi davvero interessanti.
Uno
di questi, come spesso accade, è arrivato a tarda ora, quando dopo la
mezzanotte Luca Rosini ci ha portati dentro gli scavi di Pompei, fornendoci un
assist perfetto per andare anche oltre i pregiudizi più negativi che si potessero
nutrire sullo stato di conservazione dell’antica città romana.
L’inviato
è riuscito a dimostrare come, senza il benché minimo timore di poter rimanere
vittima di un controllo, qualsiasi turista di passaggio avrebbe potuto
appropriarsi e portarsi a casa agevolmente un cadeau da Pompei, che fosse un
pezzo di muro, o un frammento di colonna dorica.
Verrebbe
così da chiedersi perché il servizio su Pompei sia stato relegato in fondo
all’ormai solita, e già ampiamente discussa, portata innovativa del movimento
di Grillo. D’altronde, già qualche puntata fa successe che il conduttore
Formigli fosse costretto ad annunciare in diretta il taglio di un servizio
dell’inviato Alessandro Sortino, per questioni legate all’eccesso di durata
della trasmissione, dilungatasi oltre il consentito.
Non
sarebbe preferibile provare a sondare temi nuovi, per una trasmissione che
comunque, ha già dimostrato in passato di essere all’altezza del compito? Basta
svecchiare i conduttori, per sostituirli con facce meno conosciute, o la tv ha
bisogno anche di storie nuove e linguaggi rinnovati?
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