La foto qui a lato sta a sottolineare che la violenza, soprattutto verso
gente che fa solo il proprio lavoro, va sempre condannata. E bisognerebbe darle
il giusto spazio (poco), per evitare che si parli solo dei cappucci e non delle
idee. Lo fanno già tutti, a parole, dicendo che i violenti sono pochi e che
bisogna isolarli e non dargli eccessivo spazio. Eppure gli stessi, non fanno
altro che lanciare strali contro i black-bloc e indignarsi per le loro
violenze, non capendo così di dargli la massima esposizione mediatica
possibile.
Pensate, ieri alla manifestazione di Roma c'erano tutti, ma proprio tutti:
quelli del "no alla tessera del tifoso" (un bel week-end lungo e
rissoso in vista del derby di stasera?), gli ultras del Cosenza (ad ognuno il
suo momento di gloria..) e quelli che hanno imbrattato le camionette della
Polizia con la scritta ACAB (All cops are bastard...). Contributi certamente
imprescindibili alla manifestazione, infatti senza di loro chi avrebbe sporcato
il corteo di ieri?
Eppoi c'erano quelli indignati con gli Indignati; quelli che non stanno li
a spaccare il capello in quattro e che quando vedono soppresso il loro diritto
di andare a fare la spesa il sabato pomeriggio, bé non guardano in faccia
proprio a nessuno. E all’occorrenza, si indignano anche con gli Indignati,
loro.
Ironie a parte, Mario Draghi ha detto "Quei ragazzi hanno
ragione". E non possiamo che esserne felici, se pensiamo ai risultati che
ottiene abitualmente chi sta dalla parte della ragione (scusate era l'ultima).
La (mia) verità è che analizzare gli indignati con i metodi classici non
serve: che senso ha ridicolizzare le loro
proposte o discutere del fatto che non ne hanno? C'è qualcuno che sa darmi un
solo motivo per cui gli Indignati sarebbero tenuti a dare soluzioni a problemi
che non hanno creato, ma che comunque la congiuntura temporale obbligherà ad
affrontare?
Serve invece fermarsi a capire il disagio della prima generazione italiana
dal dopoguerra in poi, che starà in prospettiva peggio dei loro genitori e non
meglio. O almeno teme che così sarà.
Perché nella giungla tra ultras spacca-vetrine e guerre tra indignati “fighetti”
e indignati senza Iphone quindi più credibili nelle loro battaglie (al solito,
argomenti notevoli), poco spazio è stato dato a questo studio pubblicato dal
Corriere.
Li c'è scritto per esempio, che "un giovane che comincia a
lavorare oggi a 34 anni e andrà in pensione nel 2046 dopo 35 anni
di lavoro dipendente, prenderà il 70% dell'ultimo stipendio. Anche
ipotizzando il caso di un precario che restasse tale per tutta la vita lavorativa,
la conclusione è che andrebbe in pensione con un assegno pari al 57%
dell'ultima retribuzione".
Non è una delle pensioni d'oro di cui si occupano spesso i quotidiani, ma
se fosse vero questo studio (e diamolo pure per scontato) l'allarmismo su questo
tema non vi sembrerebbe alquanto ingiustificato?
C'è tanto da fare, tanti miti da sfatare e ancora di più da discutere.
Certo, non è così semplice come spaccare una vetrina con un sasso, o assaltare
un poliziotto a volto coperto e in 20 contro 1. Non è neanche semplice come
scaricare la propria dose di indignazione quotidiana contro il contestatore con
l'I-phone in tasca, come se il solo possesso di un telefonino dovesse impedire
ogni possibile forma di affermazione delle proprie idee o convinzioni.
Ecco, se volete andare oltre fatelo qui sotto nei commenti. Altrimenti
scusate per il disturbo e non dimenticate il burro!
Purtroppo forse ancora non si è capito cosa ci potrà riservare un futuro QUASI prossimo!
RispondiEliminaO meglio forse la gente non ha più stimoli oppure ha smesso di sognare!
Viva però i giovani che ancora credono nelle loro capacità e in quello che di buono il destino potrà riservare.
Una società sana ha bisogno di gente sana che conosca bene quali sono le regole del vivere civile.